“Parole, parole, parole…” cantava Mina: soltanto parole, magari anche d’amore, ma pur sempre un mare di parole. Forse troppe e non sempre accompagnate dai fatti. E’ una lamentela che spesso è sulla bocca di noi adulti, mentre i bambini difficilmente esprimono a voce il fastidio generato dal fiume di parole con cui noi grandi in genere li inondiamo.
Sia che stiamo formulando spiegazioni all’ennesimo perché, sia che si tratti di una ‘romanzina’ (già il vocabolo dice tutto… un romanzo è quel che ne esce di solito!), o di una dimostrazione pratica su come fare qualcosa, noi adulti inconsapevolmente usiamo mezza Treccani per veicolare un messaggio che richiederebbe poche parole, se non semplicemente il silenzio e pochi gesti.
Non è capitato anche a voi? Probabilmente basta riavvolgere il nastro fino a stamattina, vostro figlio che deve prepararsi per la scuola e ci mette un secolo e mezzo ad infilarsi le scarpe: scommettiamo che buona parte di noi (sì, mi ci metto in mezzo) ha fatto un riassunto della storia del mondo fino ai giorni nostri sul perché sia importante la puntualità? E a che parola avranno smesso di ascoltarci i bambini scappando magari con una scarpa in bocca in segno di muta protesta? Se ci va bene, alla seconda.
Il punto è che sono (SIAMO) costantemente bombardati da parole, suoni, immagini, stimoli di ogni tipo. E’ come se fossimo al mercato e intravedessimo zia Pina laggiù in coda alla bancarella del pesce e, nel bel mezzo della calca, sbraitassimo per farci sentire da lei, magari recitandole la ricetta per il baccalà che ha appena acquistato. Lei con tutta probabilità annuirebbe per cortesia, risponderebbe che sì, zio Antonio è tornato dall’ospedale e il baccalà finirebbe a cucinarlo come aveva già pensato lei, che tanto il nostro messaggio con la ricetta è andato perso nella confusione della folla.
I nostri messaggi ai bambini spesso si perdono, proprio come la ricetta, nella confusione che creiamo con le nostre mille parole.
La Montessori, ne ‘La scoperta del bambino’ dice testualmente “Una lezione si avvicina alla perfezione quanto maggiore è il numero delle parole che riusciamo a risparmiare. Cura particolare si deve dedicare, preparando la lezione, a contare e scegliere le parole che si debbono usare“. Sembra eccessivo, ma pensate alla potenza che una parola acquista quando viene accuratamente scelta ed usata, senza che debba ‘competere’ con altre dieci: l’attenzione si poserà solo su di essa ed il messaggio risulterà chiaro, senza possibilità di travisamento.
Perché non provare anche a casa ad essere più concisi e precisi nelle nostre interazioni con i bambini? Concentriamoci sul messaggio che vogliamo trasmettere, mettiamo a tacere per un po’ il nostro ego di persone adulte che ‘sanno’ e limitiamoci alle parole ‘chiave’. Potremmo persino sostituire i gesti alle parole. Le brave maestre Montessori fanno un grande lavoro su di sé per poter presentare le lezioni ai bambini utilizzando pochi semplici gesti, ma perfettamente studiati (la cd. analisi dei movimenti) e mantenere l’attenzione dei piccoli sulla sequenza che permetterà loro di replicare l’esercizio nella maniera più efficiente possibile.
Potremmo tutti trarre vantaggio da una comunicazione familiare che effettivamente funzioni. Come dicono gli inglesi: less is more. Ci proviamo?